Non ci sono dubbi: il tema della fiscalità nel trading online provoca sempre una certa confusione, anche tra i più esperti. Per esperienza personale posso però affermare che in cima agli argomenti di fiscalità che più ingarbugliano gli investitori vi è quello sulla tassazione dei dividendi in borsa.
Senza addentrarci inutilmente nelle normative fiscali che regolano tale disciplina, in questa guida forniremo un aiuto concreto per comprendere come vengono tassati i dividendi, sia italiani che esteri.
La domanda cruciale che risolveremo nelle prossime sezioni è: per ogni dividendo che mi verrà assegnato, quale sarà l'ammontare che mi spetta al netto delle imposte?
Le tipologie di reddito
Quando investiamo in azioni, secondo il fisco italiano possiamo generare due tipologie di reddito:
- Redditi diversi di natura finanziaria, ossia le plusvalenze finanziarie (capital gains).
- Redditi di capitale, in cui rientrano i proventi derivanti dagli interessi, dalle cedole e appunto dai dividendi.
I dividendi dunque rientrano nella categoria dei redditi di capitale. Essi sono soggetti ad una tassazione separata e in nessun modo è possibile compensarli con le minusvalenze.
La ritenuta alla fonte sui dividendi
I dividendi equivalgono ad una parte di utili che le società distribuiscono ai loro azionisti. Quando viene erogato un dividendo si verifica una tassazione su questo reddito. Ciò avviene da parte delle autorità fiscali del Paese in cui la suddetta società ha la sede legale (e dunque la sua residenza fiscale).
L’imposta che viene trattenuta dal dividendo e versata al fisco è chiamata “ritenuta alla fonte”.
Le ritenute alla fonte dunque avvengono a monte, ossia ancor prima che l’importo del dividendo venga consegnato ad ogni azionista. E ciò avviene indipendentemente dal regime fiscale (amministrato ovvero dichiarativo) adottato dall’investitore beneficiario. La ritenuta viene effettuata direttamente dall’intermediario abilitato (il broker o la banca presso cui l’azionista ha un conto)
L’aliquota applicata per le ritenute alla fonte sui dividendi
Occupiamoci adesso di stabilire qual è l’aliquota applicabile per ogni ritenuta alla fonte sui dividendi. Tale aliquota infatti non è unica, bensì varia da Paese a Paese, in base alle diverse normative fiscali.
Nella seguente tabella abbiamo elencato le aliquote dei principali Paesi:
Come viene trattato il dividendo dopo che ha subito la ritenuta alla fonte
Una volta che il dividendo subisce la ritenuta alla fonte, alcuni potrebbero pensare che l’importo rimanente spetti per intero all’investitore, ossia che non sia più ulteriormente tassabile. Non è sempre così. Bisogna infatti distinguere tra due casi:
- La residenza fiscale della società e quella dell’investitore coincidono. Se, ad esempio, una società italiana stacca un dividendo ad un’azionista fiscalmente residente in Italia, ci sarà una ritenuta alla fonte pari al 26%. Per il fisco italiano questo dividendo è stato già soggetto a tassazione, quindi la restante parte (74%) non è ulteriormente tassabile e spetta all’azionista.
- La residenza fiscale della società e quella dell’investitore NON coincidono. Questo è il caso che provoca il verificarsi della doppia tassazione sui dividendi. Il meccanismo è molto semplice. In fase di stacco del dividendo, l’autorità fiscale del Paese della società esigerà la riscossione della ritenuta alla fonte. Quando poi il dividendo netto viene incassato dall’azionista (c.d. netto frontiera), le autorità fiscali del Paese in cui esso è residente pretenderanno di tassare il dividendo, al netto della ritenuta alla fonte iniziale.
Esempio: una società svizzera eroga un dividendo di 100 ad un’azionista con residenza fiscale in Italia. Il dividendo lordo subisce una ritenuta alla fonte del 35% (aliquota svizzera). Successivamente, sul netto frontiera avverrà una seconda tassazione, secondo le normative fiscali, pari al 26%.
Ecco quanto rimane all’azionista al netto delle imposte:
Dividendo lordo: 100
Ritenuta alla fonte: 35 (35% di 100)
Netto frontiera: 65
Tassazione in Italia: 16,9 (26% di 65)
Dividendo netto: 48,1
Tassazione effettiva del dividendo: 51,9%
I trattati contro le doppie imposizioni
Come abbiamo visto nell’esempio precedente, la pressione fiscale sui dividendi esteri può arrivare a superare il 50% del dividendo lordo. Al fine di evitare che un individuo sia soggetto due volte a tassazione in due diversi Paesi, sono state siglate numerose convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni.
Alla base di questi accordi vi è l’intenzione di fissare un limite sulla tassazione dei dividendi esteri. Nel caso dell’Italia, gli accordi prevedono che la ritenuta alla fonte del Paese estero non superi il 15%, mentre poi il fisco italiano tasserà la restante parte del dividendo fino al raggiungimento di un’imposta totale del 26% sul dividendo lordo.
Le modalità attraverso cui vengono affrontate le doppie imposizioni sono però in realtà alquanto astruse. I trattati infatti prevedono dapprima che le autorità fiscali applichino le normali aliquote. A questo punto il contribuente verserà le imposte non tenendo conto dei limiti dei trattati.
Solo in un momento successivo sarà possibile richiedere un rimborso della parte di imposta eccedente versata.
La procedura per il rimborso è tutt’altro che semplice: occorre compilare documenti da presentare alle autorità fiscali estere, affrontare costi amministrativi (a partire da 100 euro) e attendere per circa un anno o due il loro effettivo rimborso.
In sostanza quindi ha senso avviare la procedura di rimborso solo se l’importo recuperabile è significativo. Se abbiamo ricevuto un dividendo estero di poche centinaia di euro, allora non varrà la pena provare a recuperare l’imposta in eccesso.
In ogni caso, se sei intenzionato a richiedere il rimborso della doppia tassazione dei dividendi esteri, il nostro consiglio è quello di avvalersi dell’esperienza di uno studio di commercialisti specializzato nei conti di trading.
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Regime amministrato e dichiarativo
Vediamo infine cosa cambia nel processo di tassazione dei dividendi appena descritto, a seconda che l’investitore adotti il regime amministrato o il regime dichiarativo.
In termini di base imponibile non vi sono differenze sull’ammontare di imposte che verranno versate. Con entrambi i regimi vengono calcolate le stesse imposte. Quello che cambia tra i due regimi è la tempistica.
Nel regime amministrato il broker agisce da sostituto d’imposta. Esso dunque provvederà, ogniqualvolta viene erogato un dividendo, a trattenere le imposte. Nel caso di un dividendo estero, il broker tratterrà sia la ritenuta alla fonte che l’imposta dovuta al fisco italiano.
Nel regime dichiarativo il broker tratterrà solamente la ritenuta alla fonte. L’imposta da calcolare sul netto frontiera e da pagare al fisco italiano verrà fatta in autonomia dall’investitore in sede di dichiarazione dei redditi.
Riprendiamo l’esempio precedente per capire meglio.
Esempio: una società svizzera eroga un dividendo di 100 ad un’azionista con residenza fiscale in Italia. Il dividendo lordo subisce una ritenuta alla fonte del 35% (aliquota svizzera). Successivamente, sul netto frontiera avverrà una seconda tassazione, secondo le normative fiscali, pari al 26%.
Ecco quanto rimane all’azionista al netto delle imposte:
Dividendo lordo: 100
Ritenuta alla fonte: 35 (35% di 100)
Netto frontiera: 65
Tassazione in Italia: 16,9 (26% di 65)
Dividendo netto: 48,1
Tassazione effettiva del dividendo: 51,9%
Col regime amministrato, quando il dividendo viene erogato, l’azionista riceverà un accredito pari a 48,1. Il broker sostituto d’imposta trattiene la restante parte (51,9) e la verserà alle autorità fiscali.
Col regime dichiarativo, quando il dividendo viene erogato, l’azionista riceverà 65. Il broker infatti si limiterà a trattenere la ritenuta alla fonte. L’imposta dovuta al fisco italiano (16,9) verrà dichiarata e versata dall’investitore l’anno successivo, attraverso la compilazione del MODELLO REDDITI.
Il regime dichiarativo permette dunque di rimandare al futuro il pagamento di una piccola parte delle imposte dovute.
Domande frequenti sulla tassazione dei dividendi
❓ Anche se non sono fiscalmente residente in Italia ho subito una ritenuta alla fonte sul dividendo di una società italiana, perché?
In fase di erogazione dei dividendi, al fisco italiano (e a tutte le altre autorità fiscali) non importa chi sarà il beneficiario del dividendo. La ritenuta alla fonte sui dividendi è una forma di tassazione su quegli utili che la società ha prodotto nel Paese in cui ha la residenza fiscale. Sul netto frontiera dovrai poi con molta probabilità pagare le imposte al fisco del Paese in cui hai la residenza fiscale.
❓ Ho acquistato delle azioni sulla borsa francese ma mi è stata applicata la ritenuta alla fonte tedesca, perché?
Per determinare quale ritenuta alla fonte va applicata su un dividendo erogato, non ha rilevanza su quale borsa è stato negoziato il titolo. L’unico criterio rilevante è la residenza fiscale della società che stacca il dividendo.
❓ È possibile fare richiesta al mio broker per l’applicazione di una ritenuta alla fonte ridotta sui dividendi esteri?
Una riduzione sulle ritenute alla fonte è possibile soltanto per i dividendi erogati da società USA. In tal caso occorrerà richiedere al broker di compilare il modulo W-8BEN il quale, se accettato, permette di applicare una ritenuta alla fonte sui dividendi USA del 15%, anziché del 30%.
Per i dividendi di tutti gli altri Paesi esteri, l’unica via percorribile è quella di avviare una procedura di rimborso della doppia tassazione dei dividendi esteri.
❓ È possibile compensare delle minusvalenze con dei dividendi incassati?
La risposta è no. Secondo le normative fiscali vigenti, i dividendi sono considerati come redditi di capitale. I redditi di capitale non possono essere utilizzati per compensare le minusvalenze generate da attività di natura finanziaria.