Quanti di noi, prima o anche dopo aver acquistato un ETF, non si sono posti, anche con qualche preoccupazione, la domanda: ma quali tasse devo pagare sui guadagni ricavati dall’ETF e come devo pagarle queste tasse?
Bene, con questo articolo voglio condurti per mano lungo il tortuoso percorso della tassazione degli ETF in Italia.
Cominciamo col dire che, così come accade per altri strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, certificati ecc.), anche le rendite ed i profitti conseguiti attraverso il possesso di ETF (Exchange Traded Fund) sono soggetti al pagamento di imposte da parte di chi fiscalmente risiede in Italia.
Il possesso di quote di ETF può generare due fonti di guadagno, soggette entrambe al pagamento di un tributo:
Dividendi, intesi come proventi distribuiti, in via periodica, in costanza di possesso dell’ETF e la cui erogazione è prevista da alcune tipologie di ETF. Sono quelli, appunto, definiti “ETF a distribuzione”.
Plusvalenze derivanti dalla differenza positiva tra il valore di vendita delle quote ETF ed il loro costo di acquisto. Se la differenza è, invece, negativa (costo superiore al valore di vendita), si genera, invece, una Minusvalenza ETF che, ovviamente, non sconta alcuna imposta, ma ha, comunque, una sua rilevanza fiscale, come meglio ti riferirò più avanti.
Le modalità di calcolo e di prelievo delle imposte gravanti su tali guadagni differiscono in base a vari elementi, che devono essere tenuti ben presenti, per inquadrare la tua situazione:
soggetto che detiene l’ETF: se si tratta di una persona fisica oppure una società
tipologia di ETF: se si tratta di un ETF armonizzato oppure non armonizzato
banca/broker con cui si opera: l’acquisto dell’ETF è stato effettuato attraverso una banca/broker residente in Italia (quindi sostituto d’imposta) oppure tramite un broker estero
regime fiscale: a seconda se si è prescelto o meno il regime amministrato o quello dichiarativo.
Devi anche sapere che, oltre a dover pagare le imposte sui guadagni da dividendi e plusvalenze, il solo possesso di ETF comporta il pagamento di altre imposte che sono previste, in termini generali, per tutti gli strumenti finanziari detenuti (azioni, obbligazioni, certificati ecc.).
Si tratta dell’imposta di bollo applicabile alle comunicazioni relative ai prodotti finanziari, se gli ETF sono detenuti attraverso una banca/broker residente in Italia. Oppure, in alternativa, dell’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all'estero”, nota anche come IVAFE, se gli ETF sono detenuti attraverso una banca/broker residente all’estero.
Con riferimento al soggetto che detiene l’ETF, ti preciso che nel seguito si tratterà solo della tassazione dei redditi da ETF percepiti da te come persona fisica, quale ordinario investitore e non nell’ambito dello svolgimento di un’attività commerciale, situazione questa che è soggetta a tutt’altre regole.
ETF armonizzati vs non armonizzati: le differenze
Una prima importante distinzione che devi tener presente è quella tra ETF armonizzati ed ETF non armonizzati.
Gli ETF armonizzati sono quelli quotati sulle Borse Europee e che seguono le caratteristiche richieste dall’Unione Europea attraverso le sue normative (normativa europea UCITS - Undertakings for Collective Investiment In Trasferable Securities). Sono identificabili, tra l’altro, proprio attraverso la sigla UCITS inserita nella loro denominazione (un esempio: IE00B6YX5C33 - SPDR S&P 500 UCITS ETF).
Gli ETF non ammortizzati sono tutti quei fondi che non aderiscono alla normativa europea UCITS e che generalmente non seguono le regole prudenziali dell’UE. In quanto tali, questi ETF non vengono scambiati sui mercati delle Borse Europee e sono perciò di difficile accesso all’ordinario investitore. (un esempio US78462F1030 - SPDR S&P 500 ETF TRUST – USD).
La legislazione fiscale italiana tiene ben distinte le due tipologie di ETF, assoggettando i redditi prodotti ad imposte diverse.
Se il tuo è un ETF armonizzato, i redditi prodotti sono soggetti all’imposta sostitutiva sui redditi finanziari, con l’applicazione di un’aliquota in misura fissa che va, a seconda dei titoli nel quale il fondo ETF investe, dal 12,50% al 26%.
Se, invece, l’ETF in tuo possesso è del tipo non armonizzato, i redditi prodotti (dividendi e plusvalenze) si cumulano al tuo reddito complessivo, quindi al reddito da lavoro dipendente o autonomo, alla pensione ecc. e, pertanto, scontano la tassazione ordinaria IRPEF sulla base delle aliquote progressive.
Tassazione ETF armonizzati
Un’altra importante classificazione operata dalla legislazione fiscale italiana che dev’essere tenuta ben presente per inquadrare la tassazione degli ETF e dei redditi finanziari in generale è quella tra redditi di capitale e redditi diversi.
- Redditi di capitale: sono quelli che derivano dall’impiego di capitale. Rientrano, quindi, in questo ambito, tra l’altro, gli interessi e altri proventi derivanti da mutui, depositi e conti correnti; gli interessi e gli altri proventi delle obbligazioni e titoli similari, i dividendi da azioni e dalla partecipazione al capitale di imprese.
La principale caratteristica dei redditi di capitale è che sono tassati al lordo: non è possibile, sostanzialmente, dedurre alcuna componente di costo sostenuto dai guadagni incassati, né si possono dedurre perdite e minusvalenze conseguite.
- Redditi diversi: sono quelli costituiti da profitti correlati a eventi incerti, come le plusvalenze realizzate mediante cessione a titolo oneroso di partecipazioni qualificate e di azioni e altri strumenti da cui si può ottenere un profitto o una perdita ovvero le plusvalenze derivanti da differenze positive tra prezzo di vendita e costo d’acquisto.
A differenza dei Redditi di capitale, i redditi diversi sono tassati al netto: è possibile, sostanzialmente, dedurre dal guadagno le componenti di costo sostenute per conseguirlo e si possono dedurre anche le perdite e minusvalenze della stessa tipologia di reddito.
Quindi, ad esempio, se a seguito della vendita delle azioni hai prodotto una plusvalenza per 1.000€, ma a seguito della vendita di altre azioni o di altri tioli avevi realizzato una minusvalenza di 300€, dal guadagno tassabile di 1.000€ puoi dedurre la minusvalenza di 300€ e pagare le imposte solo sulla plusvalenza netta di 700€ (1.000 – 300), valore che poi rappresenta l’effettivo profitto da te realizzato.
In quale categoria di reddito rientrano i profitti derivanti dall’ETF da te posseduto?
Gli ETF armonizzati, in quanto inseriti tra gli OICR (Organismi di Investimento Collettivo del Risparmio), producono sempre redditi classificati come redditi di capitale, sia che questi siano rappresentati da dividendi, sia quando sono costituiti da plusvalenze.
Solo quando gli ETF, in occasione della vendita delle quote, generano una minusvalenza (il prezzo di vendita o di liquidazione risulta inferiore al costo di acquisizione), questa perdita viene classificata come reddito diverso e quindi utile per compensare altre plusvalenze classificate come Redditi diversi (ad esempio quelle realizzate con azioni od obbligazioni).
In sintesi la classificazione dei guadagni derivanti da ETF è la seguente:
Quali sono gli effetti pratici di questa classificazione?
I dividendi e le plusvalenze degli ETF, come Redditi di capitale, sono soggetti sempre ad imposta calcolata sul valore lordo incassato.
Potresti chiederti allora: posso non pagare tasse sull’ETF?
La risposta, per gli ETF armonizzati, è abbastanza scontata: non è possibile. Ciò perché dai dividendi incassati e dalle Plusvalenze conseguite, in quanto redditi di capitale e tassati al lordo, non possono essere sottratti eventuali costi (es. commissioni di acquisto o di vendita), né possono sottrarsi minusvalenze derivanti dalla negoziazione di altri strumenti finanziari e tanto meno minusvalenze derivanti dalla vendita di altri ETF, con le quali si potrebbe azzerare, o anche solo ridurre, la plusvalenza fiscale tassabile.
Impatto delle commissioni sulla tassazione degli ETF
In questa prima parte del percorso sulla tassazione degli ETF, siamo pervenuti alle seguenti conclusioni che è importante fissare bene nella nostra mente:
- I dividendi e le plusvalenze derivanti da ETF sono inquadrati come redditi di capitale e, pertanto, vengono tassati al lordo, non essendo possibile dedurre, dal valore tassabile, alcun costo sostenuto né alcuna perdita.
- Gli ETF armonizzati sono soggetti all’imposta sostitutiva sui redditi finanziari, con l’applicazione di un’aliquota in misura fissa che va, a seconda dei titoli nel quale il fondo ETF investe, dal 12,50% al 26%.
Ti spiego ora come si calcola la plusvalenza tassabile di un ETF che segue un procedimento un po’ diverso da quella prevista per altri strumenti come, ad esempio, azioni o obbligazioni.
Proprio perché redditi di capitale, le Plusvalenze da ETF sono determinate come differenza tra il valore di liquidazione o di vendita (prezzo di vendita) delle quote e il costo medio ponderato di acquisto delle quote dell’ETF, senza poter sottrarre, da questo valore, né le commissioni di acquisto, né quelle di vendita pagate alla banca/broker.
Le commissioni di negoziazione in acquisto ed in vendita dell’ETF, quando pur da te pagate, vengono assimilate a minusvalenze da redditi diversi ed in quanto tali è permesso portarle a deduzione di plusvalenze realizzate con tutti gli strumenti, in primis azioni od obbligazioni, i cui redditi generati sono anch’essi inquadrati nell’ambito della categoria dei redditi diversi.
In buona sostanza si realizza una separazione tra quella che è la plusvalenza economica lorda da ETF - data dalla differenza tra quanto si è effettivamente incassato dalla vendita al netto delle spese di commissioni e quanto si è pagato all’acquisto, comprensivo delle spese di commissioni - e la Plusvalenza fiscale, sulla quale vengono calcolate le imposte che devi pagare, ottenuta senza sottrarre le commissioni pagate.
Un esempio numerico può forse meglio chiarire questo particolare meccanismo di tassazione.
Supponiamo che detieni in portafoglio n. 375 quote dell’ETF con ISIN: IE00B4L5Y983 - SWDA - iShares Core MSCI World UCITS ETF USD (Acc) a seguito dei seguenti acquisti:
Sulla base di quanto indicato in precedenza si determinano le seguenti grandezze:
Il PCMF è ottenuto come media aritmetica dei prezzi di acquisto, ponderata per le quantità acquistate, senza includere nel prezzo di acquisto le commissioni di negoziazione in acquisto che, invece, vengono considerate come minusvalenze da inserire nello zainetto fiscale delle minusvalenze compensabili (Redditi diversi).
Nello “Zainetto fiscale” delle minusvalenze viene inserito l’importo delle commissioni per 45,46€.
Supponiamo ora che in portafoglio tu detenga anche n. 5.330 Azioni con ISIN: IT0003073266 - PIA - PIAGGIO SPA a seguito dei seguenti acquisti:
Con riferimento a tali acquisti di Azioni, si determina il Prezzo medio di carico fiscale che, per tale tipologia di titolo che produce Redditi diversi, si calcola sulla base della seguente formula che include anche le commissioni:
Successivamente decidi di procedere alla vendita di entrambi gli strumenti finanziari, eseguendo le seguenti operazioni.
Le commissioni ETF sostenute in fase di vendita per 18€ vengono inserite, come già indicato, nello Zainetto fiscale delle minusvalenze in quanto a queste assimilate dalla normativa fiscale che quindi passa da 45,46€ a 63,46€ (45,46 + 18,00)
A questo punto si determina il carico fiscale che verrà a gravare sulle due operazioni: vendita ETF e vendita di Azioni.
Calcolo imposte da vendita ETF
Plusvalenza economica lorda = (Controvalore totale di vendita - Controvalore totale di acquisto)
Plusvalenza fiscale imponibile = Q.tà venduta x (Prezzo di vendita - Prezzo medio fiscale di carico)
Imposta sostitutiva = Plusvalenza fiscale imponibile x 26%
Plusvalenza economica netta effettiva = (Plusvalenza economica lorda - Imposta sostitutiva)
Plusvalenza economica lorda = (32.768,25 - 23.973,96) = 8.794,29€
Plusvalenza fiscale imponibile = 375 x (87,43 - 63,81) = 8.857,75€
Imposta sostitutiva = 8.857,75 x 26% = 2.303,02€
Plusvalenza economica netta effettiva = (8.794,29 - 2.303,02) = 6.491,27€
Calcolo imposte da vendita Azioni
Plusvalenza economica lorda = (Controvalore totale di vendita - Controvalore totale di acquisto)
Plusvalenza fiscale imponibile = (Controvalore vendita - Controvalore acquisto - Minusvalenze)
Imposta sostitutiva = Plusvalenza fiscale imponibile x 26%
Plusvalenza economica netta effettiva = (Plusvalenza economica lorda - Imposta sostitutiva)
Plusvalenza economica lorda = (17.187,24 - 17.077,87) = 109,37€
Plusvalenza fiscale imponibile = (17.187,24 - 17.077,87 - 63,46) = 45,91€
Imposta sostitutiva = 45,91 x 26% = 11,94€
Plusvalenza economica netta effettiva = (109,37 - 11,94) = 97,44€
Come puoi notare, la presenza delle minusvalenze accumulate nello Zainetto fiscale, costituite dalle commissioni da ETF, ha consentito di poter ridurre la base imponibile tassabile della Plusvalenza da Azioni da 109,37€ a 45,91€.
Dall’esempio riportato si evince, anche, che la realizzazione di una Plusvalenza da ETF comporta il pagamento delle imposte su una Plusvalenza fiscale (nell’esempio 8.857,75€), superiore al guadagno effettivamente conseguito (nell’esempio 8.794,29€), realizzandosi una “ingiusta” tassazione anche di guadagni, rappresentati proprio dalle commissioni di acquisto e di vendita, mai conseguiti.
Il ristabilimento dell’equità fiscale potrai conseguirla solo se, e quando, potrai realizzare Plusvalenze da Redditi diversi - derivanti, ad esempio, dalla vendita di azioni, vendita o rimborso di obbligazioni o certificati - dalle quali è possibile dedurre le minusvalenze fiscali rappresentate dalle commissioni di acquisto e vendita da ETF, ottenendo una riduzione delle tasse da pagare pari proprio all’importo delle maggiori imposte pagate in occasione della vendita dell’ETF.
Le imposte che risparmi con la compensazione delle minusvalenze non sono altro, perciò, che l’equo rimborso delle maggiori imposte pagate in fase di vendita ETF sul valore delle commissioni di acquisto e di vendita, incluse nella plusvalenza fiscale tassata.
Fiscalità ETF: le aliquote di tassazione
Bene, adesso ti occorre conoscere qual è l’aliquota da utilizzare per calcolare le imposte sulle tue Plusvalenze e sui Dividendi da ETF: l’aliquota ordinaria da applicare, con riferimento ad entrambi i guadagni, è stabilita nella misura fissa del 26%.
La normativa prevede, tuttavia, che i redditi ottenuti dagli ETF che investono il loro patrimonio in alcune particolari categorie di titoli, siano soggetti ad un’aliquota ridotta pari al 12,5%. In particolare, beneficiano di questo vantaggio fiscale gli ETF il cui patrimonio è investito in:
- Titoli di Stato italiani
- Titoli equiparati a quelli di Stato emessi da enti sovranazionali (tipo BEI, BIRS, CECA, Comuni, Province, Regioni)
- Titoli di stato ed obbligazioni appartenenti alla cosiddetta “white list
Se un ETF investe il 100% del suo patrimonio nei titoli di cui sopra, il 100% del reddito generato, sia per dividendi che per plusvalenze, sconta l’imposta sostitutiva con l’applicazione dell’aliquota agevolata del 12,50%.
Se un ETF investe solo una parte del suo patrimonio nei titoli di cui sopra, solo il reddito generato dal patrimonio del fondo investito in questi titoli, sia per dividendi che per plusvalenze, sconta l’imposta sostitutiva con l’aliquota agevolata del 12,50%.
Sull’altra parte dei guadagni, generati dal patrimonio investito negli altri titoli, si applica l’aliquota ordinaria del 26%, sicché, alla fine, sui redditi complessivi viene applicata un’aliquota media compresa tra il 12,50% ed il 26%.
Ti chiarisco il tutto con un esempio.
Supponiamo che tu abbia in portafoglio n. 380 quote dell’ETF ISIN IE00B9M6RS56 EMBE iShares J.P. Morgan USD EM Bond EUR Hedged UCITS ETF (Dist) che investe il 65,30% del suo patrimonio in Titoli di Stato appartenenti alla cosiddetta “white list”.
In data 11 gennaio 2024 l’ETF ti eroga un dividendo unitario di Euro 0,3092.
La tassazione del dividendo lordo complessivo di Euro 117,50 (380 x 0,3092) sarà operata come segue:
Pertanto, sul totale dividendo di 117,50€, sul 65,30% (76,73€) viene calcolata una ritenuta del 12,50% e sulla parte restante (40,77€) una ritenuta del 26%, con il pagamento di una ritenuta complessiva di 20,19€, il che corrisponde ad un’aliquota media di tassazione dei redditi dell’ETF pari al 17,185%.
Puoi anche calcolare direttamente l’aliquota media di tassazione da applicare, attraverso il calcolo della cosiddetta L.I.E. (Livello Impositivo Equalizzato).
La formula L.I.E. è la seguente:
L.I.E. = (AR x EQ) + (100% - AR)
dove:
AR è la percentuale di patrimonio investita in titoli obbligazionari “white list”
EQ è il rapporto tra l’aliquota ridotta e quella ordinaria (48,08%)
L’aliquota media di tassazione si ottiene moltiplicando la L.I.E per 26%.
Nell’esempio di cui sopra si avrà:
L.I.E. = (65,30% x 48,08%) + (100% - 65,30%) = 66,10%
Aliquota media = 26% x 66,10% = 17,185%
Per conoscere l’aliquota media di tassazione di un ETF che investe in titoli obbligazionari “white list”, ti è necessario, pertanto, conoscere la percentuale “white list” (AR), vale a dire la quota di patrimonio che l’ETF investe in titoli appartenenti alla categoria agevolata nella tassazione.
Tale percentuale viene semestralmente comunicata dai gestori dell’ETF e la puoi reperire o sui siti web dei gestori o indicate nelle anagrafiche dei titoli dai broker che li negoziano.
Regime amministrato e dichiarativo
Hai imparato a calcolare l’importo della plusvalenza da tassare, sai anche come conoscere l’aliquota da applicare all’importo della plusvalenza e dei dividendi incassati, occorre ora che ti indichi come devi pagare le imposte calcolate.
Per far questo, devo parlarti dei diversi Regimi fiscali che, per scelta o di diritto, regolano la gestione fiscale degli investimenti finanziari che sono: il regime amministrato e il regime dichiarativo.
Escludo il regime patrimoniale che è fuori dall’ambito di questa trattazione.
È bene chiarire subito che sia il calcolo delle plusvalenze, sia le aliquote da applicare non variano in funzione del regime fiscale da te prescelto o assegnato.
Regime amministrato: puoi optare per tale regime di tassazione unicamente presso una banca/broker che risiede fiscalmente in Italia. La scelta di tale regime comporta che la banca/broker si occuperà di gestire tutte le tue problematiche fiscali. Tutti i redditi finanziari che incassi sono soggetti all’imposta sostitutiva che viene applicata direttamente dalla banca/broker alla fonte, senza che tu debba dichiarare autonomamente tali redditi.
Regime dichiarativo: puoi optare per tale regime di tassazione con un intermediario sia italiano che estero. Quando scegli il regime dichiarativo, devi tenere traccia dei tuoi profitti e delle perdite derivanti dai tuoi investimenti che producono redditi diversi (es. plusvalenze su azioni, obbligazioni) e ricade su di te l’onere di dichiarare e comunicare, per tali redditi, le necessarie informazioni all’Agenzia delle Entrate, e calcolare e versare le imposte.
Per quanto riguarda, invece, i redditi di capitale (dividendi, interessi, plusvalenze da ETF), la banca/broker, anche se hai scelto questo regime, continua a gestire gli adempimenti fiscali al tuo posto, sollevandoti dal dover calcolare, dichiarare e pagare autonomamente le imposte.
Se, invece, il tuo rapporto di gestione degli investimenti finanziario viene attivato con una banca/broker residente all’estero, si applica di diritto, sempre e senza possibilità di scelte alternative, il solo regime dichiarativo.
Il regime dichiarativo con la banca/broker estero presenta, tuttavia, delle importanti differenze rispetto all’analogo regime con la banca/broker italiano: con quest’ultimo il regime è applicato solo ai redditi diversi, mentre con le banche/broker estere, il regime si estende anche ai redditi di capitale e quindi, per quel che ci riguarda, anche alla tassazione degli ETF che deve essere operata sempre in autonomia dall’investitore.
Ne consegue, ulteriormente, che con riferimento a banche/broker residenti in Italia, sia che tu abbia scelto il regime amministrato che quello dichiarativo, le modalità di tassazione dei dividendi e delle Plusvalenze di ETF è la medesima: la banca/broker calcola le imposte, le preleva con ritenuta alla fonte e provvede a versarla allo Stato, sollevandoti da tutti gli adempimenti fiscali.
In questo caso, però spetta a te, in dichiarativo, l’onere di gestire in dichiarazione le minusvalenze da ETF e le commissioni di acquisto e vendita ed il loro utilizzo a compensazione delle plusvalenze da redditi diversi.
Se, invece, ti avvali di una banca o broker residente all’estero devi procedere in via autonoma a determinare e calcolare le imposte che gravano sugli ETF e comunicare i relativi dati all’Agenzia delle Entrate attraverso la dichiarazione dei redditi.
In sintesi, con riferimento alle modalità di gestione della tassazione degli ETF il quadro è, pertanto, il seguente:
Minusvalenze ETF: come funzionano
Ci resta ora da approfondire il trattamento delle minusvalenze che si realizzano qualora hai venduto l’ETF e ne è scaturita una perdita.
Ti ho già detto che la normativa fiscale classifica questa minusvalenza realizzata come componente negativa nell’ambito dei redditi diversi, quindi, ammettendo tale categoria di reddito la deduzione delle perdite, le minusvalenze da ETF puoi portarle in deduzione dalle plusvalenze da redditi diversi. La banca/broker residente in Italia, con cui si opera in regime amministrato, inserirà la minusvalenza nel cosiddetto “Zainetto fiscale”, unitamente alle commissioni di acquisto e di vendita da ETF.
Se, invece, hai scelto il regime dichiarativo con banca/broker italiana oppure operi con banca/broker estero, come si è già visto, le operazioni che determinano una minusvalenza da ETF devono essere autonomamente riportate in dichiarazione dei redditi, affinché la minusvalenza possa essere compensata con le plusvalenze da redditi diversi realizzate nello stesso anno, oppure che si realizzeranno negli anni successivi, ma non oltre il quarto.
Riprendendo l’esempio già evidenziato in precedenza, la minusvalenza nel caso in cui, solo per ipotesi, la quotazione di mercato dell’ETF venduto fosse inferiore al prezzo medio di carico fiscale di 63,81€ e risultasse, quindi, pari a 61,23€, sarebbe calcolata nel seguente modo:
Calcolo imposte da vendita ETF
Plusvalenza economica lorda = (Controvalore totale di vendita - Controvalore totale di acquisto)
Plusvalenza fiscale imponibile = Q.tà venduta x (Prezzo di vendita - Prezzo medio fiscale di carico)
Imposta sostitutiva = Plusvalenza fiscale imponibile x 26%
Minusvalenza economica = (22.943,25 - 23.973,96) = -1.030,71€
Minusvalenza fiscale = 375 x (61,23 - 63,81) = -967,25€
Imposta sostitutiva = 0
Le commissioni ETF sostenute in fase di vendita per 18€ e la minusvalenza fiscale vengono inserite nello “Zainetto fiscale” delle minusvalenze che passa da 45,46€ a 1.030,71€ (45,46 + 18,00 + 967,25)
Quando entrano le commissioni da ETF nello “Zainetto fiscale” gestito dalla banca/broker in regime amministrato? E da quale momento, quindi, queste possono da te essere utilizzate a compensazione delle plusvalenze da reddito diverso ?
La domanda non ha una risposta unica, ed in assenza di pronunciamenti ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, le banche/broker non si comportano in modo uguale tra loro, ma secondo due diverse ed alternative modalità di gestione:
- inserimento al momento dell’acquisto: lo “Zainetto fiscale” viene immediatamente “caricato” delle commissioni pagate per l’acquisto dell’ETF.
- inserimento al momento della vendita: lo “Zainetto fiscale” viene “caricato” delle commissioni pagate per l’acquisto dell’ETF solo al momento della vendita totale o parziale delle quote, imputandole, in quest’ultimo caso, in proporzione alle quote vendute.
Tassazione ETF ordinaria dei redditi di capitale
Siamo giunti quasi al termine di questo lungo percorso che ci ha condotti ad analizzare la tassazione in Italia degli ETF ed è rimasta un’ultima particolarità da illustrarti che riguarda i soli redditi di capitale di fonte estera percepiti per il tramite di banche/broker residenti all’estero ed in particolare, per l’ambito di questa trattazione, i redditi di capitale derivanti dagli ETF armonizzati gestiti da emittenti residenti all’estero (Es. Lussemburgo, Irlanda, Francia ecc.).
I guadagni che realizzi da tali ETF, sia se derivano da dividendi che da plusvalenze, invece che essere assoggettati al pagamento dell’Imposta fissa sostitutiva del 26% o 12,50%, possono, in tutto o anche solo in parte, a tua scelta, essere assoggettati a tassazione ordinaria IRPEF con le aliquote progressive proprie di tale imposta.
Si tratta di un’opzione che si esercita in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi, compilando determinati quadri della stessa (Quadro RL, in luogo del quadro RM).
Perché dovresti optare per la tassazione ordinaria IRPEF, tenuto conto che le aliquote progressive di tale imposta, a cui si aggiungono anche le addizionali regionali e comunali, sono generalmente più elevate dell’aliquota fissa dell’imposta sostitutiva ?
Esclusa la remota possibilità di godere di un’aliquota IRPEF, comprensiva delle relative addizionali più vantaggiosa, il concreto e possibile vantaggio può derivare dal disporre di oneri deducibili dal reddito complessivo o di detrazioni di imposta che, in mancanza di altri redditi IRPEF tassabili, andrebbero perdute.
In questo caso, quindi, se gli oneri deducibili, altrimenti non utilizzabili, sono capaci di compensare il maggior reddito complessivo ottenuto sommando i redditi da ETF agli altri redditi oppure se le maggiori imposte derivanti dall’aumento del reddito complessivo trovano compensazione con detrazioni d’imposta, altrimenti non utilizzabili, la tassazione ordinaria, dando luogo ad imposte inferiore o azzerando del tutto il carico fiscale, potrebbe risultare un’opzione conveniente.