Non vi è alcun dubbio: gli ETF hanno democratizzato il mondo degli investimenti. Questi prodotti finanziari hanno esteso ai privati i benefici dei bassi costi, della trasparenza e del facile accesso alle informazioni, tipici dell’ambiente istituzionale.
Qualsiasi investitore, indipendentemente dalle sue disponibilità economiche, può adesso competere sullo stesso livello.
Attraverso il mercato degli ETF un investitore può costruire un portafoglio ben diversificato, anche investendo bassi importi.
All’interno del suo portafoglio potrà aggiungere una quota investita in materie prime come l’oro, senza dover necessariamente acquistare il bene fisico e pagare le relative spese di custodia: gli basterà acquistare un ETF che replica l’andamento del prezzo dell’oro.
Potrà investire su tutti i titoli che compongono un indice azionario, semplicemente acquistando un singolo ETF su indici. Potrà fare un’operazione short senza dover prendere in prestito i titoli da vendere allo scoperto.
E tutto ciò spendendo solo una frazione di quanto altrimenti pagherebbe con un investimento diretto sui vari sottostanti.
Gli ETF hanno dunque semplificato la vita agli investitori. Ma ciò non implica che anche l’ultimo arrivato, da un giorno all’altro, possa improvvisarsi un asset manager e investire in ETF in piena autonomia.
Investire autonomamente in ETF è possibile. Prima però occorre dedicare una parte del proprio tempo allo studio della materia e alla definizione di una strategia allineata al profilo e alle esigenze personali.
La buona notizia è che il processo che conduce un investitore a costruire un portafoglio di ETF non è troppo complesso, specialmente se confrontato con altri tipi di attività di investimento, come il trading speculativo sulle azioni o sul Forex.
In questa guida troverai nella prima sezione una panoramica sugli ETF: cosa sono, come funzionano, i pro e i contro. Nelle successive sezioni affronteremo le modalità attraverso cui investire in ETF: iniziando da come sviluppare delle strategie personali, passando alla selezione dei migliori ETF, fino al passaggio finale consistente nell’acquisto degli ETF e del loro mantenimento in portafoglio.
Cosa sono gli ETF
ETF è l’acronimo di Exchange-Traded Fund. Gli ETF sono dunque dei fondi di investimento che presentano delle caratteristiche innovative rispetto ai fondi tradizionali. Caratteristiche che, come vedremo, soddisfano le preferenze degli investitori moderni, tali da spiegare lo straripante diffondersi degli ETF nei portafogli globali.
» Strumenti quotati in borsa
Innanzitutto, gli ETF sono fondi aperti, costruiti in un formato standardizzato e le cui quote possono essere liberamente acquistate e vendute sui mercati di borsa, con le stesse modalità con cui vengono negoziate le azioni. Gli ETF sono quindi quotati e negoziati sulle diverse borse mondiali (Borsa Italiana, New York, Francoforte ecc.).
Il fatto che gli ETF siano negoziati in borsa fa sì che venga garantito un principio imprescindibile, quello della trasparenza. Uno strumento finanziario quotato in borsa rende pubblica in qualunque momento la sua quotazione (i fondi a gestione attiva aggiornano il loro NAV solo al termine della giornata).
La trasparenza dei prezzi permette anche che la quotazione dell’ETF sia allineata il più possibile a quella del paniere di titoli di cui è composto. In caso di variazioni di prezzi asimmetriche tra l’ETF e il sottostante, infatti, si verificherebbero delle condizioni di arbitraggio che comunque riporterebbero poi il prezzo dell’ETF e quello del sottostante a riallinearsi nuovamente o quasi.
Esempio: se il prezzo di un ETF aumenta troppo velocemente, un trader sarebbe in grado di trarre un profitto vendendo short l’ETF e comprando i titoli che compongono l’ETF, catturando così la differenza di prezzo tra di essi.
La quotazione in borsa degli ETF garantisce poi un altro principio fondamentale per qualsiasi strumento finanziario: la liquidità. Nei mercati regolamentati hanno infatti accesso una moltitudine di partecipanti (in aggiunta al liquidity provider), i quali garantiscono la presenza di ordini di acquisto/vendita e riducono il bid-ask spread.
Tale iniezione di liquidità non avviene per qualsiasi ETF. Tuttavia, gli ETF con i volumi più elevati garantiscono spread ristretti e una controparte sempre pronta ad eseguire gli ordini
» Offrono un livello di diversificazione massima
Gli ETF sono strumenti finanziari che investono in un paniere: azioni, obbligazioni, valute, materie prime e persino una combinazione di essi. Già investendo in un singolo ETF si può raggiungere un buon livello di diversificazione. Se ad esempio decidessi di investire in un ETF con sottostante lo S&P 500, acquistando una singola quota di tale ETF avrei un’esposizione sulle 500 società che ne compongono l’indice. Già investendo in una manciata di ETF potrei costruire un portafoglio la cui esposizione varia tra diverse asset class e migliaia di titoli. Tutto ciò garantisce un elevato livello di diversificazione, caratteristica tipica dei fondi di investimento.
» Una gestione passiva
I risultati di decenni di studi sull’argomento hanno messo in dubbio la capacità dei gestori dei fondi di investimento, con le loro strategie attive, di ottenere performance superiori al benchmark.
Attraverso una strategia passiva, gli ETF si limitano a replicare l’andamento di un indice o il prezzo di un asset class sottostante, senza provare a battere il mercato. I vantaggi sono principalmente due:
- Ottenere gli stessi rendimenti del benchmark, facendo venir meno la correlazione tra rendimenti positivi del fondo e abilità di investimento del gestore.
- Abbattere i costi di investimento, limitando il numero di operazioni e riducendo i costi di gestione.
Gestione passiva: è una strategia di money management che si pone l’obiettivo di ottenere lo stesso rendimento e livello di rischio di un indice di mercato, attraverso una replica della composizione dell’indice stesso. I gestori passivi non negoziano attivamente strumenti finanziari alla ricerca di rendimenti superiori alla media. Le loro decisioni di portafoglio sono ridotte al minimo, al fine di minimizzare i costi delle transazioni.
Investire in ETF: i pro e i contro
Pro:
- Permettono di raggiungere un alto livello di diversificazione del portafoglio
- Liquidità garantita sia dai partecipanti al mercato che dal liquidity provider
- Trasparenza delle informazioni e dei prezzi dell’ETF
- Facili di negoziare come per le azioni quotate in borsa
Contro:
- Per il fisco sono trattati come redditi di capitale
- Costosi e difficili da negoziare con le banche italiane tradizionali
- Rischio di liquidazione in caso di chiusura del fondo
- Bid-ask spread larghi in caso di ETF poco liquidi
Strategie di investimento in ETF
Grazie ai loro bassi costi, alla loro liquidità e al livello di diversificazione offerto, gli ETF sono prodotti su cui possono investire sia principianti che esperti.
Su di essi si possono sviluppare diverse strategie, basate sugli obiettivi e sull’orizzonte temporale dell’investitore. Ne abbiamo raccolte alcune.
» Asset allocation
Uno dei punti di forza degli ETF è quello di permettere di investire in tutte o quasi le asset class presenti sul mercato. Tramite l’acquisto di un ETF stiamo indirettamente investendo in azioni, obbligazioni, materie prime, valute ecc. In aggiunta, per ogni asset possiamo preferire l’investimento specifico in un determinato settore o regione (ad esempio possiamo investire nel segmento small-cap di un indice o nei titoli bancari di un Paese).
Gli ETF offrono dunque l’imbarazzo della scelta quando dobbiamo decidere su quali asset class investire e in che percentuali rispetto al totale del nostro portafoglio. L’asset allocation si riferisce dunque a quel processo in cui l’investitore durante la costruzione del portafoglio di ETF deve assegnare, ad ogni categoria di asset, una percentuale del portafoglio.
Il principio di base dell’asset allocation sostiene che tante più asset class siano utilizzate, tanto più diversificato sarà il portafoglio. Se però vogliamo scegliere le asset class in base alla nostra avversione al rischio, allora ci saranno alcuni strumenti finanziari che presentano un rischio maggiore/minore.
Per esempio, gli indici azionari presentano tradizionalmente un livello di rischio superiore (e rendimenti supeeriori) rispetto alle obbligazioni governative. Anche all’interno di una stessa asset class possiamo suddividere gli indici a più basso rischio (ad esempio un indice USA o europeo) con quelli a più alto rischio (come gli indici azionari dei Paesi emergenti).
L’oro viene da sempre considerato come un bene rifugio e in molti portafogli ETF viene inserito un ETF sull’oro per proteggersi in caso di recessioni.
L’asset allocation consiste dunque in una distribuzione delle asset class nel portafoglio ETF. Distribuire i rischi su varie asset class permette di non rimanere esposti in un unico tipo di investimento e di ottenere un rendimento costante nel tempo.
Esempio di asset allocation con Moneyfarm
» Piano di Accumulo del capitale (PAC)
Il Piano di Accumulo del Capitale (PAC) consiste nell’investire negli ETF attraverso dei versamenti periodici. Una volta che avremo selezionato gli ETF su cui investire, non li compreremo in un’unica tranche, bensì dilazioneremo gli acquisti in un arco di tempo prestabilito, con una cadenza mensile o trimestrale.
Questa strategia è molto utile per mitigare gli effetti delle oscillazioni di mercato. Se infatti effettuiamo l’investimento in un’unica tranche, possiamo correre il rischio di aver sbagliato il timing d’ingresso (ad esempio il nostro acquisto può coincidere con livelli di prezzi sui massimi).
Il PAC è molto utile anche per gli investitori con un patrimonio esiguo, i quali hanno solamente una fonte di reddito dalla quale riescono ad accantonare una parte ogni mese. Questi risparmi mensili possono essere veicolati in un PAC per un investimento di lungo periodo.
Se si sceglie di attuare un PAC su ETF è preferibile indirizzarsi verso gli ETF ad accumulo.
Per poter avviare una strategia di investimento tramite PAC occorre definire i seguenti passaggi:
- Seleziona gli ETF su cui costruire il PAC
- Definisci l’importo e la periodicità dei versamenti mensili
- Decidi se avviare un PAC automatico o manuale
Riguardo il terzo passaggio, alcuni intermediari come Moneyfarm e Fineco permettono di impostare dei PAC automatici. Gli altri consentono di effettuare soltanto PAC manuali, in cui l’investitore esegue le operazioni di acquisto/vendita degli ETF sul proprio conto.
» Costruire un portafoglio ETF che generi una rendita
È possibile costruire un portafoglio composto da ETF che pagano dividendi (ETF a distribuzione). A tal fine, l’investitore dovrà selezionare ETF con all’interno azioni e obbligazioni che staccano regolarmente dividendi e cedole.
Per applicare tale strategia occorre acquistare sin da subito gli ETF (un PAC associato a questa strategia avrebbe poco senso), in modo da ricevere ogni trimestre/semestre dei pagamenti costanti che generino una rendita.
Per costruire un portafoglio ETF basato sui dividendi, dovremo decidere se concentrarci sulle società che staccano alti dividendi (high dividend yields), oppure sulle società i cui dividendi presentano interessanti tassi di crescita (dividend growth).
Tale strategia, in confronto ad altre, tende a ridurre il rischio di portafoglio. Va notato infatti che le società che erogano dividendi sono quelle più mature e soggette ad una minore volatilità di mercato. Anche in fasi di discesa dei mercati, l’investitore può bilanciare le perdite derivanti dalle oscillazioni negative dei prezzi con l’incasso dei dividendi.
Per questa strategia vi sono anche dei potenziali aspetti negativi. Occorre notare infatti che i dividendi erogati subiscono dapprima una ritenuta alla fonte (salvo rare eccezioni), poi dovranno essere dichiarati e tassati nel Paese in cui abbiamo la nostra residenza fiscale. Questo genera una doppia tassazione sul dividendo.
» Acquistare ETF per fini di copertura
Non è raro trovare un investitore con un’esposizione long sui mercati, il quale decide di acquistare un ETF short su un indice. Questo tipo di strategia permette, in caso di ribassi dei mercati, di compensare i guadagni dell’ETF con le perdite derivanti dalle posizioni long.
Questa è una strategia idonea per gli investitori poco esperti. Quelli più avanzati preferiranno infatti coprire le loro posizioni long con l’acquisto di opzioni put. Dal momento però che le opzioni sono strumenti derivati complessi, per un investitore alle prime armi e alla ricerca di strumenti di copertura, l’acquisto di ETF short può essere la soluzione più adatta e semplice (purché non siano ETF short a leva, in tale bisogna considerare anche l’effetto compounding).
Come scegliere gli ETF
Una volta che la strategia di investimento è stata delineata, possiamo adesso vedere come scegliere ogni singolo ETF.
Il presupposto di partenza è che ogni ETF è unico. Ci saranno ETF simili tra di loro, ma ognuno di essi conserva caratteristiche univoche.
La ricerca di un ETF può partire restringendo il cerchio ad una determinata categoria. Ipotizziamo, ad esempio, che in base alla nostra asset allocation abbiamo deciso di acquistare un ETF sullo S&P 500.
Su justetf.com possiamo avviare la ricerca degli ETF che replicano l’andamento di tale indice. Otterremo così una lista consistente di ETF che soddisfano la nostra ricerca iniziale.
Da questa lista dovremo selezionare il miglior ETF. Dovremo quindi iniziare un processo di filtraggio, eliminando quegli ETF che non rispettano alcuni requisiti.
1. Controlla la composizione degli ETF
Ogni ETF che tende a replicare un indice conterrà al suo interno tutti i titoli quotati su tale indice. Il peso di questi nel paniere può però variare da ETF a ETF. Le motivazioni possono essere molteplici: alcuni emittenti cercano di contenere la volatilità, mentre altri intendono rendere l’ETF maggiormente dipendente dal rendimento di alcuni specifici titoli (nel tentativo di sovraperformare l’indice stesso).
Inizia dunque a eliminare dall’elenco quegli ETF la cui composizione non soddisfa i tuoi requisiti.
2. Confronta le performance passate dell’ETF con quelle dell’indice
Nel 2019 lo S&P 500 ha ottenuto un rendimento annuo del 30,43%. Tanto lontana da questo valore è stata la performance di un ETF sullo S&P 500, tanto maggiore è stata la sua tracking difference, ossia la sua capacità di replicare fedelmente i risultati ottenuti dall’indice.
Se abbiamo acquistato un ETF che nel 2019 ha fatto +25%, mentre l’indice sottostante ha ottenuto +30%, non saremmo particolarmente felici di aver mancato 5 punti percentuali di profitto.
Attraverso il calcolo di questa divergenza saremo in grado di stabilire quanto fedele è stato l’ETF nel replicare l’indice.
La tracking difference può essere interpretata come una scarsa abilità da parte del gestore dell’ETF di replicare al meglio l’indice. La divergenza può innescarsi allorquando:
- è richiesto un bilanciamento nel paniere;
- vengono pagati i dividendi;
- l’ETF sconta un TER elevato.
Ovviamente il discorso cambia se l’ETF presenta una composizione con pesi diversi rispetto a quelli dell’indice. In questo caso bisogna appunto considerare la diversa composizione per valutare la tracking difference tra ETF e indice.
3. Verifica la liquidità dell’ETF
Una volta che abbiamo stabilito che un ETF adotta una buona strategia ed è ben gestito, dobbiamo adesso domandarci quanto sia liquido. A primo impatto si può pensare che la liquidità di un ETF dipenda dalla liquidità del suo sottostante. Questa è in realtà solo una delle componenti che determinano la liquidità di un ETF. Esse sono:
- La liquidità del sottostante
- Il volume medio giornaliero (ADV) dell’ETF
- L’Asset Under Management (AUM) dell’ETF
- La borsa su cui è listato l’ETF
Quando siamo interessati agli ETF che replicano indici o strumenti popolari non dobbiamo preoccuparci più di tanto della liquidità del sottostante. Al contrario, se l’ETF replica un segmento small-cap oppure strumenti alternativi, in tal caso la loro liquidità può essere fonte di preoccupazione.
Per gli ETF vale la regola che più grandi sono e meglio è per l’investitore. L’ADV e l’AUM, infatti, se presentano valori elevati, assicurano innanzitutto che il bid-ask spread dell’ETF (un costo implicito a tutti gli effetti) sia ristretto. Un ETF con AUM superiore a 80-100 milioni di euro garantisce l’efficienza del fondo e garantisce agli investitori il rimborso in caso di liquidazione.
4. Quantifica i costi dell’ETF
I costi di un ETF sono anch’essi un requisito importante, anche se in ordine di importanza vengono dopo quelli esposti nei precedenti punti.
I costi di un ETF si possono misurare con:
- Il Total Expense Ratio (TER)
- Il bid-ask spread (come abbiamo visto gli ETF liquidi garantiscono uno spread stretto)
- Le commissioni di negoziazione (costo che dipende dal broker attraverso cui operiamo, come vedremo nella sezione successiva)
Il Total Expense Ratio (TER) misura i costi di gestione annuali dell’ETF. Al suo interno vengono inclusi i costi amministrativi, operativi, legali e di marketing. Il TER degli ETF varia tra lo 0,04% e l’1%. Ovviamente a parità di condizioni è preferibile l’ETF con il TER più basso. Sarebbe invece sbagliato scegliere tra una lista di ETF, quello con il TER più basso, senza considerare altri parametri più importanti.
Il rendimento annuale di un ETF è già corretto per il suo TER, che quindi risulta essere implicito nelle variazioni dell’ETF.
5. Preferisci gli ETF fisici a quelli sintetici
Un ETF può avere due metodi di replica: fisica e sintetica. Con la replica fisica, l’emittente dell’ETF replica l’indice acquistando direttamente il sottostante. Nel caso dell’ETF sullo S&P 500 a replica fisica, l’emittente acquisterà i titoli che compongono l’indice.
Con la replica sintetica, l’indice viene replicato in modo indiretto, attraverso un contratto swap stipulato tra l’emittente dell’ETF e un’istituzione finanziaria. Quest’ultima si impegna a corrispondere i rendimenti dell’indice replicato, in cambio di una commissione pagata dall’emittente dell’ETF.
Sebbene gli ETF sintetici possano eliminare il rischio di liquidità del sottostante e diminuiscono la tracking difference, essi trasferiscono all’investitore il rischio di controparte insito nei contratti swap.
6. Scegli tra gli ETF ad accumulo e a distribuzione
Gli ETF si suddividono tra ETF ad accumulo e ETF a distribuzione. Gli ETF ad accumulo reinvestono automaticamente i dividendi, le cedole e gli interessi incassati. Con un ETF ad accumulo, in un’ottica di lungo periodo, si possono amplificare i benefici dell’interesse composto. Esso evita inoltre che avvenga la tassazione dei dividendi erogati e distribuiti agli investitori.
Gli ETF a distribuzione distribuiscono invece ai possessori degli ETF i proventi poc’anzi menzionati.
Personalmente preferisco gli ETF ad accumulo per il vantaggio fiscale della mancata tassazione (che in realtà è soltanto posticipata a quando l’ETF sarà venduto).
7. Presta attenzione agli ETF denominati in valuta non EUR
Molti ETF sono denominati in valuta estera (ad esempio USD o GBP). Quando acquisti ETF in valuta estera ricordati sempre che sarai esposto al rischio di cambio.
Se per esempio acquistiamo un ETF in USD e il dollaro nel tempo si indebolisce contro l’euro, in tal caso l’ETF diminuirà di valore se la nostra valuta di base è l’euro. Nel caso contrario in cui invece il dollaro si rafforza, l’investitore otterrà un vantaggio.
Se non si vuole essere esposti al rischio di cambio quando si investe in ETF, esistono numerosi ETF che offrono una protezione valutaria. Questi ETF sono quotati in euro, anche se replicano sottostanti quotati in valute estere.
Nella lista degli ETF possiamo riconoscerli dalla presenza della dicitura “EUR hedged”. Investendo su tali ETF, non saremo esposti alle fluttuazioni delle valute, positive o negative che siano.
I sette passaggi per scegliere un ETF
1. Controlla la composizione degli ETF
2. Confronta le performance passate dell’ETF con quelle dell’indice
3. Verifica la liquidità dell’ETF
4. Quantifica i costi dell’ETF
5. Preferisci gli ETF fisici a quelli sintetici
6. Scegli tra gli ETF ad accumulo e a distribuzione
7. Presta attenzione agli ETF denominati in valuta non EUR
L’importanza della scelta del broker per investire in ETF
L’apertura di un conto presso un broker per acquistare e mantenere in portafoglio gli ETF è l’ultimo passaggio da completare, ma non per questo il minore in ordine di importanza. Ogni investitore dovrebbe preoccuparsi di scegliere il miglior broker.
Molti investitori continuano ad acquistare gli ETF attraverso la propria banca, ma questa pratica presenta due problematiche importanti:
- I costi di negoziazione applicati dalle banche sono irragionevolmente troppo alti
- Le banche tendono ad offrire l’accesso soltanto agli ETF quotati su Borsa Italiana, privandoci così di numerosi ETF interessanti quotati su altre borse europee.
Come già spiegato nella precedente sezione, i costi degli ETF dipendono da tre fattori:
- Il Total Expense Ratio (TER)
- La liquidità dell’ETF
- I costi di negoziazione
Se i primi due fattori dipendono dall’ETF specifico su cui andremo a investire, il terzo dipende dall’intermediario attraverso cui decidiamo di operare.
Con molta probabilità, la banca presso cui hai il conto corrente applicherà commissioni fuori mercato. Tieni a mente che online potrai trovare numerosi broker di ultima generazione che permettono di investire in ETF in tutta facilità e a costi bassi senza precedenti.
Ecco alcuni broker ideali per investire in ETF:
- Scalable Capital: permette di creare piani di risparmio su 1.500 ETF con investimenti minimi a partire da 1€
- DEGIRO: offre circa 200 ETF senza commissioni e permette l’accesso a gran parte dei mercati europei.
- Moneyfarm: si tratta di un robo-advisor che agisce da consulente finanziario autonomo e sviluppa la strategia di investimento in ETF per il cliente. Quest’ultimo dunque delegherà l’investimento a Moneyfarm.
- Directa: permette di negoziare gli ETF con commissioni vantaggiose, sia proporzionali che fisse.
Se invece vuoi scoprire quali sono i broker/banche con le commissioni più basse per negoziare gli ETF, utilizza il nostro calcolatore delle commissioni sugli ETF.
Gli ETF sono fondi di investimento facili da negoziare proprio come le azioni. Allo stesso tempo, però, permettono all'investitore di raggiungere un ottimo livello di diversificazione, già a partire dall'acquisto di un singolo ETF. Questo aspetto, in aggiunta ai costi di gestione estremamente bassi, rende gli ETF uno dei prodotti finanziari più negoziati dagli investitori di tutto il mondo.